«Noi non viviamo in un’epoca di cambiamento ma in un cambio di epoca», Jan Rotmans.
La storia di Bieffe è la storia di persone coraggiose che, con competenza e passione, hanno cercato di portare avanti un modello di impresa innovativa. È al suo interno che, alcune persone creative hanno generato modelli innovativi dando un senso al proprio lavoro e coltivando per sé, per gli altri e per il territorio che li circonda un futuro migliore. Bieffe SPA è stata una tra le più importanti realtà imprenditoriali in italia, con grandi capacità di innovazione, un “capitale spirituale” da preservare.

Intorno ai primi anni ’80, Bieffe SPA, un’importante azienda italiana nel settore attrezzatura per il disegno tecnico e la progettazione, per volontà del titolare Ing. Anselmi, iniziò, in modo riservato, con una piccola divisione l’avventura nel CAD.  Vale la pena fare una brevissima premessa su cosa fosse all’epoca Bieffe SPA. Bieffe era un’azienda il cui core business era il tavola da disegno, si potrebbe parafrasare oggi in TAD (Table Aided Design) il tavolo ed il tecnigrafo (Zucor) rappresentavano lo strumento professionale più avanzato a disposizione dei progettisti per realizzare i disegni tecnici. Non esisteva studio, azienda, impresa che non ne avesse almeno uno.

Bieffe era una delle più importanti del settore al mondo, con filiali e distributori praticamente ovunque, una piccola multinazionale.

RITORNANDO AL TAVOLO DA DISEGNO…

Siamo agli inizi degli anni ’80, un periodo tecnologicamente turbolento. Sono passati solo 30-35 anni ma come spesso accade, è già preistoria e pochi si ricorderanno di alcuni fattori che influirono a creare quel fenomeno che ha sconvolto il modo di “disegnare” al mondo.
Il primo fattore tecnologico è stato “l’hardware”: i computer erano già comuni, ma fino alla fine degli anni ’70 si parlava solo di “main frame”, grandi computer centralizzati, a cui erano collegati i terminali e che in genere svolgevano funzioni amministrative, database, archiviazione dati. Forse pochi ci crederanno ma in quel periodo scrivere codice significava letteralmente scrivere su piccole schede in cartoncino con tanti forellini che venivano “interpretate” da lettori.
Non è ancora il momento dei PC, e la rivoluzione tecnologica hardware cosiddette “workstation”, nuovi produttori hardware emergenti (molti dei quali non esistono più) come Digital (PDP11, Vax), Apollo Computer, HP, Ibm, Silicon Graphics, Sun Microsystems, PerQ, Intergraph, […], cominciano a produrre dei computer di dimensioni ridotte e ad uso personale o “quasi” personale. Utilizzano sistemi operativi quasi sempre Unix (o versioni derivate) e caratteristiche grafiche e di elaborazione in virgola mobile molto elevate. Sono cioè le macchine in grado di far funzionare programmi “pesanti” come sono per antonomasia i programmi per il disegno tecnico. Il leader all’epoca era CADAM un prodotto che funzionava su main-frame sviluppato da Lockheed.

E BIEFFE?

Bieffe si accorge dell’evoluzione e decide di affrontare frontalmente l’argomento. In realtà non con il piglio che si dovrebbe ad una tecnologia concorrente, ma piuttosto un seguire con prontezza una evoluzione degli strumenti di ausilio alla progettazione. Del resto non era facile, pensate che Bieffe era un’azienda metalmeccanica, che lavorava il ferro, una stazione CAD era una cosa che non centrava nulla. Anche in termini di costo il CAD non poteva considerarsi un concorrente del tavolo da disegno.

Una stazione CAD composta da:

  1. Computer (es HP1000) circa 30 milioni
  2. Programma CAD (circa 15-18 milioni)
  3. Monitor grafico 18″ circa 18 milioni
  4. Plotter a penna (calcomp) 23 milioni

I prezzi sono indicativi ma sto parlando di un costo base e per darvi un’idea comparativa, una Mercedes 190, negli anni 80, costava circa 20 – 25 milioni.
Un tavolo da disegno costava completo di tecnigrafo e qualche accessorio circa 1 milione. Capite che il CAD non poteva considerarsi un vero concorrente…

INIZIO DELL’AVVENTURA

Era agosto del 1983, anno nel quale vengo assunto, io primo di una divisione “CAD”. Il Dott. Casini, il primo direttore arriverà qualche mese dopo.
La prima esperienza fu fatta in collaborazione con una azienda che si chiamava CADLab, 4 ragazzi di Bologna che stavano sviluppando su HP1000 (la prima workstation di alte prestazioni a prezzi “umani”) un programma CAD che si chiamava GBG. Bieffe all’epoca collabora come rivenditore. Ricordo la prima presentazione allo SMAU 1983. Eccitante e divertente in uno stand pieno di tavoli da disegno , in un angolino la stazione CAD. Quante discussioni, tutti che si fermavano a chiedere, a vedere, ero l’attrazione maggiore insieme al plotter, la macchina che nell’immaginario meglio rappresentava l’evoluzione del “tavolo da disegno”. Capire che la vera essenza era il programma CAD era troppo presto. Ricordo ancora oggi le innumerevoli discussioni con il pubblico sul fatto che disegnare al tecnigrafo era più veloce, forse meglio, nel disegno c’era l’anima, non meccanico ,… (assomigliano alle discussioni simili che sento tra CAD e BIM).
La collaborazione con CADLab non andò bene, i tempi erano troppo tumultuosi, troppo veloci, quello che Bieffe probabilmente pensava, cioè l’acquisizione di CADLab, venne superata dalla velocità con cui il concetto di CAD si diffondeva, anche grazie a Bieffe. E i “ragazzi” di Bologna con il CAD preferirono andare avanti da soli.
Nel frattempo la divisione CAD si era popolata di nuove figure, ricordo che riuscii a portare con me buona parte dei “pazzi” che con me perdevano le sere e le notti nella sala di calcolo dell’università, ricordo Ennio Simioni, Nazzareno Da Riol,…. Una piccola squadra, che inizialmente si occupava di “personalizzare” GBG di CadLab.

QUINDI ?

GBG era un ottimo prodotto, su workstation funzionava bene, con tavoletta grafica consentiva di sostituire egregiamente il tavolo da disegno. Ovviamente il costo limitava la clientela alle sole aziende manifatturiere, principalmente metalmeccaniche con grandi capacità di investimento. Bieffe però aveva capito che lo sviluppo era strategico, per cui decise di investire per lo sviluppo di un suo prodotto CAD. Diciamo subito che le idee non erano chiare, Da Riol che nel frattempo era diventato il leader tecnico del gruppo, pensava che fosse possibile creare un prodotto migliore, più avanzato di GBG ma non c’era una esperienza reale di sviluppo software di queste dimensioni. Inoltre era solo 2D, fa forse sorridere ma già all’epoca si pensava al 3D e decisero di mandarmi a fare un viaggetto in USA a Reston in Virgina per “visionare” un CAD 3D nascente. Esperienza per me eccezionale, ma di scarso uso pratico, il CAD 2D era la sostanza e cominciava a mostrare (su Workstation) una efficienza reale. Ma per il 3D era ancora presto…

E’ un aneddoto, ma più o meno nello stesso periodo (1982) nasceva Autocad, assolutamente sconosciuto.
Funzionava su PC (DOS) ma non pensate ai PC di oggi, era ancora il primo PC (quello di IBM) che serviva praticamente solo a far funzionare 1-2-3 di Lotus e le prime versioni di Wordperfect. I monitor era da 14pollici, nero-verde e il sistema operativo DOS. Il processore era il 8088, e stava arrivando il “favoloso” 286 con coprocessore matematico. Fu in quei periodo che venne a trovarci Sirio di Milano che distribuiva Autocad in Italia ma non aveva successo e quindi venne da noi a vedere se eravamo interessati a prendere la distribuzione visto che probabilmente il nostro mercato era più vicino al tipo di prodotto.
La demo di Autocad fu penosa, partecipai come tecnico valutatore, ma ero abituato alle caratteristiche e prestazioni di CAD come GBG (e quello che stavamo sviluppando) e su workstation HP1000, con tavoletta grafica, monitor a colori 18″ (una vera chicca di HP). Vedere questo strano oggetto, che per tracciare una linea su uno schermo da 14″, in nero-verde , ci impiegava letteralmente 2 minuti, una pena…Non se ne fece nulla…

INCONTRO FORTUNATO

Ci venne in aiuto un incontro fortuito, con un assistente dell’università di Padova che trafficava con l’Ungheria (era credo corrispondente del giornale “l’unità” da Budapest). Ci venne e trovare per proporci la collaborazione con una “cooperativa” che si chiamava Graphisoft e che sviluppava programmi “grafici”. Bojar e Tari i due fondatori vennero a Padova a mostrarci il loro prodotto, si chiamava RAPID un software di piping, faceva tubi e serbatoi. Funzionava su Apple Lisa, per gli amanti di Apple “il progenitore del Macintosh”, che aveva il favoloso processore Motorola 68000. Alla barba dell’embargo “tecnologico” verso i paesi dell’est…
Si pensi che Padova nemmeno la filiale Apple aveva un Lisa, ce lo prestò una azienda di Legnaro (Simod). Il programma Rapid non ci interessava, ma ci interessava collaborare per lo sviluppo del nostro programma CAD 2D. Eravamo nel 1984, poi o meglio dire quasi subito, i signori di Graphisoft convertirono i tubi in “muri” e con esso nacque “Archicad”. (Graphisoft è stata comprata da Nemetschek per circa 100 milioni $ nel 2006)
L’accordo con Graphisoft fu lungo e laborioso, alla fine si convenne nel “collaborare” alla creazione di un prodotto denominato B&Graph (B per Bieffe e Graph per Graphisoft) con dettagli legali di proprietà, diritti complessi.

Un progetto ambizioso, coraggioso e innovativo, degno di manager che sapevano guardarsi intorno e vedevano con chiarezza che il futuro del tavolo da disegno era indissolubilmente legato al CAD, e al potere che questo avrebbe conquistato nei confronti del mercato tradizionale. Non era facile determinare il costo di un simile progetto, perché non c’erano altri esempi, non c’era esperienza di qualcosa di simile.

Dopo alcuni incontri preliminari, l’accordo fu trovato e prevedeva che un gruppo di programmatori matematici ungheresi collaborasse con il team italiano allo sviluppo di questo B&Graph. Il primo intoppo fu che per motivi politici, non era possibile che gli sviluppatori ungheresi venissero in Italia, per cui si inventò una sede a Vienna che all’epoca era un territorio neutro. Il secondo fu il cambio di piattaforma hardware, IBM stava lanciando la sua workstation 6150 per contrastare HO 1000 e ci aveva convinto di realizzare lo sviluppo su essa. L’inizio non fu promettente, si continuava vendere GBG ed in parallelo a sviluppare B&Grpah ma i risultati non erano soddisfacenti, era lento e non era chiaro se dipendeva da un hardware (6150) ancora acerbo oppure dai nuovi strumenti di programmazione adottati. Sta di fatto che appena possibile, tutto il team ungherese di stanza a vienna venne trasferito a Padova (con qualche problemino con il dipartimento della sicurezza USA che ci mandò alcune note…)

Finalmente nel 1986 B&Graph esce e inizia la fase di “sostituzione” dei clienti da GBG a B&Graph, CAD sicuramente più moderno ed avanzato ma come noto tutte le sostituzioni di questo tipo sono sempre complesse e dolorose.

Tutto questo avviene in un periodo piuttosto burrascoso per Bieffe dal punto di vista finanziario, che generava problemi di pagamento regolare a Metrimpex (vedi Graphisoft) rafforzati dal fatto che nello stesso periodo, Grahipsoft con Archicad ha uno sviluppo vorticoso. Bieffe probabilmente non era più così importante… È il periodo in cui l’ing. Anselmi mi chiede di dirigere la divisione CAD.

I sempre più tesi rapporti tra Bieffe con Graphisoft portano al susseguirsi di azioni di disturbo, il fatto scatentante fu il rilascio da parte di Graphisoft di TopCAD, la versione “MAC” di B&Graph.
Mi convinsi che non era il caso di continuare e quindi di chiudere la collaborazione con Graphisoft. La fortuna fu che la maggioranza degli sviluppatori ungheresi che lavoravano in Bieffe mi chiesero di rimanere. Difficile da credere ma la richiesta fu spontanea e ovviamente immediatamente accolta. Scelta che ci permise di continuare lo sviluppo di B&Graph con continuità e non solo, di sviluppare una versione PC (sfortunatamente su OS2, windows NT di IBM). Dai numerosi tentativi di conciliazione che seguirono con Graphisoft ereditammo anche una versione DOS (che non sapevamo esistesse) e dulcis in fundo anche una versione DOS di Archicad (poi non confermata).

Siamo verso la fine degli anni 80, la mia storia in Bieffe sta per volgere al termine.
Visti i tempi finanziariamente sempre più difficili per Bieffe, Anselmi mi incaricò di separare la divisione CAD e creare BFCAD SRL, una società indipendente, di cui ero socio (avevo quote) e feci in modo che una quota analoga (gratuita) fosse data anche agli sviluppatori ungheresi. La società BFCAD SRL venne creata per consentirne la sua vendita, cosa che infatti avvenne in meno di due anni, ma che mi vide contrario, tantè che restituii le quote ed uscii.
I soci ungheresi invece rimasero ma non a lungo, infatti dopo non più di un anno e mezzo tornarono in Ungheria. Un errore grave perchè senza di loro non fu in grado di continuare lo sviluppo e dopo poco fallì.

Nel frattempo le “workstation” erano morte e con esse molte delle aziende che le producevano, il PC aveva avuto uno sviluppo tecnologico incredibile, e con essi le applicazioni su PC. Chi aveva scommesso sul PC, godeva di un vantaggio enorme. Autocad (Autodesk) aveva un ruolo ormai dominante nel CAD 2D, il disegno tecnico.

DAL CAD 2D PER IL DISEGNO AL CAAD (COMPUTER AIDED ARCHITECTURAL DESIGN) PER L’ARCHITETTURA

La storia non termina qui perchè mantenni stretti contatti con gli ex soci ungheresi. Una volta tornati in Ungheria continuarono a fare il lavoro che sapevano fare cioè programmare e accettarono l’idea di sviluppare una applicazione nuova, in un settore diverso, dal CAD2D per il disegno tecnico al CAAD per la progettazione architettonica 3D. A partire dal 1993 (in realtà dal 1996) nasce Cadline Software SRL, che trovate in via Pelosa 78, non a caso la stessa sede di Bieffe da cui ha inizio l’avventura un po di anni prima. L’avventura non è finita perchè ARCHLine.XP diventa BIM.

DAL CAAD AL BIM

Ed arriviamo ad oggi, in cui stiamo vivendo l’evoluzione storica dal CAD al BIM, che per molti versi mi ricorda quello dal tavolo da disegno al CAD.
È una rivoluzione epocale, l’industria delle costruzioni, tutta nel suo complesso, dal produttore, il progettista, l’impresa di costruzioni, al gestore operativo, viene coinvolta nella digitalizzazione.
Ma dove sta questa rivoluzione? il CAD è una applicazione digitale. La differenza è che tutte le applicazioni digitali “tradizionali” sono dei “mezzi”, cioè sistemi digitali che consentono di generare, visualizzare ed archiviare un documento tradizionale. I programmi che consentono di generare (o visualizzare) un documento PDF sono documenti tradizionali, allo stesso modo il CAD è un sistema digitale per produrre disegni (tradizionali).
Con il BIM, digitale è il modello dell’edificio. Per fare questo è necessario che il modello dell’edificio contenga non solo informazioni grafiche (la sua forma geometrica) ma anche tutte le informazioni (proprietà e caratteristiche) dei sui componenti.

Non può essere 2D ma anche il CAD 3D non basta perchè mancano le informazioni. Si può obiettare che non è poi una grande rivoluzione, infatti tutti i CAD 3D permettono più o meno bene di aggiungere informazioni ai propri elementi. La rivoluzione in questo caso sta che il BIM obbliga tutti ad una standardizzazione della struttura di queste informazioni. Tutte le applicazioni BIM sanno cosa scrivere, dove scrivere e dove cercare queste informazioni.
(questa componente identifica la interoperabilità, una caratteristica fondamentale del BIM, che consente a diverse figure tecniche, di utilizzare diverse applicazioni, per scopi diversi (non tutti sono architetti) di accedere allo stesso modello e trovare in esso le informazioni che a loro interessano (costi, tempi, cicli di manutenzione ecc..)

L’altro aspetto importante del BIM è il “modello BIM è dinamico”, il modello digitale della costruzione vive e si arricchisce di informazioni durante tutta la sua vita. Non è un modello del progetto, ma diventa il modello durante la costruzione, e il modello per la gestione operativa. Il modello BIM è il “clone” digitale virtuale dell’edificio e questo richiede che i suoi contenuti siano sempre allineati con il modello reale.

CONCLUSIONE

Un’occasione mancata? Forse si, ma bisogna dare atto ad all’ing. Anselmi di avere avuto un’intuizione geniale, che se si fosse concretizzata avrebbe rivoluzionato il panorama ed il mercato in Italia, e probabilmente in tutto il mondo.

“Questo articolo spero risulti divertente e stimolante e che che pur nelle sue imprecisioni dovute alla memoria, fornisca una panoramica di ciò che è avvenuto, visto da uno spettatore diretto.”

Valerio Da Pos
Ingegnere, proprietario di Cadline Software SRL, ex dipendente, dirigente di Bieffe SPA e socio di BieffeCAD srl. Si occupa di BIM, si diverte (ancora…), collabora con ricercatori ed università, nel cercare di capire le trasformazioni del settore della progettazione. È testimone diretto, probabilmente unico, del passaggio dal tavolo da disegno, al CAD, al BIM in meno di 30 anni.

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